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Il Parco Naturale del Monte San Bartolo, istituito dalla Regione Marche nel 1994 e operativo dal 1997, si estende per circa 1.600 ettari tra Pesaro e Gabicce Mare.È uno dei pochi tratti di costa alta dell’Adriatico settentrionale, insieme al Conero, e presenta rilievi che raggiungono i 200 metri di altitudine.
Il paesaggio, sospeso tra mare e collina, custodisce un ambiente di grande valore geologico, naturalistico e storico. Il colle racconta la relazione antica tra l’uomo e la natura, tra le attività rurali, la vita sul mare e le testimonianze artistiche disseminate lungo i pendii.
Il Monte San Bartolo emerge dalle spiagge pianeggianti come una sequenza di speroni e valli che degradano verso il mare, interrotti da pareti a picco e falesie.La composizione alternata di arenarie, marne e argille dà forma a un rilievo movimentato e fragile, segnato da frane e terrazzi naturali.
Dalle sommità di Monte Castellaro e Monte Brisighella lo sguardo si apre su un panorama ampio che abbraccia la costa adriatica.Alla base della falesia si estende una spiaggia di ciottoli e ghiaie, modellata nel tempo dall’erosione. Le rocce mostrano particolari formazioni geologiche con fossili di pesci e cristalli di gesso, tra cui la sericolite, che rendono il sito di rilevante interesse scientifico.
Per secoli, le pietre del San Bartolo furono utilizzate per la pavimentazione dei centri vicini, e i documenti attestano un’attività estrattiva lungo la costa fino al Novecento.
Il parco presenta una vegetazione ricca di contrasti, con specie di macchia temperata e accenni mediterranei. In primavera le ginestre odorose (Spartium junceum) colorano di giallo i versanti esposti al mare; lungo le scarpate cresce la cannuccia di Plinio (Arundo pliniana), mentre nelle vallecole più riparate si sviluppano boschi misti di roverella e cerro.
Tra le specie più rappresentative si trovano l’alaterno (Rhamnus alaternus), la fillirea (Phillyrea media) e la smilace (Smilax aspera).
L’area ospita un’ampia varietà faunistica. In inverno si concentrano uccelli marini come gabbiani corallini, cormorani, smerghi e svassi. Durante la migrazione primaverile transitano numerosi rapaci (falchi di palude, poiane, lodolai, falchi pescatori) e grandi uccelli come aironi e cicogne.
La spiaggia ciottolosa, unica nel suo genere lungo l’Adriatico, ospita organismi marini tipici dei fondali rocciosi: molluschi, crostacei e specie come i Chiton e le Haliotis.
Il versante interno del parco conserva un paesaggio agrario tradizionale, formato da campi coltivati, oliveti e vigneti.L’esposizione soleggiata e il riparo dai venti del nord favoriscono la crescita di vite, ulivo e alberi da frutto, testimoni della cultura agricola marchigiana.
Le case coloniche e le strade poderali, spesso ombreggiate da querce secolari, costituiscono una rete di percorsi verdi che raccontano la storia mezzadrile e la convivenza armoniosa tra uomo e ambiente.
Il territorio del San Bartolo custodisce tracce archeologiche e testimonianze artistiche di epoche diverse.Gli scavi di Colombarone hanno riportato alla luce una villa romana tardoantica, con mosaici e strutture ancora visibili.La leggenda della città sommersa di Valbruna, al largo di Gabicce, alimenta il fascino del luogo.
Lungo la dorsale si allineano i borghi fortificati di Santa Marina, Casteldimezzo e Fiorenzuola di Focara, caratterizzati da mura medievali, vicoli stretti e viste panoramiche sul mare.
Tra i luoghi sacri si distinguono:
il Convento delle Suore Servite, immerso nel silenzio del colle;
il Convento Girolamino di San Bartolo, che dà il nome all’intero rilievo;
il Santuario di Casteldimezzo, con opere di Jacobello del Fiore e del Viviani.
Villa Imperiale (XV–XVI sec.): affacciata sulla valle del Foglia, fu ampliata nel 1530 per volere di Eleonora Gonzaga Della Rovere. Progettata da Girolamo Genga, ospita affreschi di Dosso Dossi, Raffaellino del Colle e Bronzino. È circondata da un vasto parco di 35 ettari con giardini all’italiana.
Villa Caprile (XVII sec.): costruita dai marchesi Mosca, presenta un impianto su terrazze con giardini, giochi d’acqua e un impianto scenografico che richiama le dimore barocche. È oggi sede dell’Istituto Agrario “Antonio Cecchi”.
Casteldimezzo: piccolo centro fortificato con resti di mura medievali e la chiesa di Sant’Apollinare e San Cristoforo, che conserva un crocifisso del XV secolo di Jacobello del Fiore e una pala del 1510 di Zaganelli e Marchesi.
Fiorenzuola di Focara: borgo medievale fortificato, citato da Dante Alighieri nel XXVIII canto dell’Inferno. Dalla porta d’ingresso si gode una vista ampia sul mare; il nome “Focara” potrebbe derivare dai fuochi di segnalazione o dalle fornaci attive in passato.