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Sospeso tra due regioni e due valli, Montegridolfo sorge sulla linea che divide la valle del Conca da quella del Foglia. Il suo profilo, dominato dalla rocca malatestiana e circondato da colline dolci, è tra i più suggestivi dell’entroterra riminese. Perfettamente restaurato, il borgo rappresenta uno dei centri medievali meglio conservati della zona, dove il tempo sembra essersi fermato tra mura antiche, vicoli e piazze in mattoni.
Le origini di Montegridolfo restano in parte avvolte nel mistero. Il primo nome del luogo fu Monte Lauro, probabilmente legato alla presenza di boschi di alloro. L’attuale denominazione risale al XIII secolo e deriva dai Gridolfi, famiglia riminese di parte guelfa che qui si insediò durante le lotte con i ghibellini.
Il castello nacque proprio in quel periodo come presidio difensivo. Nel 1233 Montegridolfo giurò fedeltà a Rimini, ma venne più volte distrutto e ricostruito: nel 1288 fu incendiato dai comuni vicini di Mondaino e Saludecio. Sotto la dominazione dei Malatesta, il borgo conobbe una fase di espansione e fortificazione.
Nel 1337 Malatesta Guastafamiglia fece erigere nuove mura e quattro torri per difendere il centro. Nei secoli successivi il castello passò alternativamente ai Montefeltro, ai Borgia e, per breve tempo, alla Repubblica di Venezia, fino all’annessione definitiva allo Stato della Chiesa nel 1509.
Oggi Montegridolfo è un raro esempio di borgo medievale integralmente conservato. Il colore caldo dei mattoni si armonizza con il verde delle colline circostanti, creando un paesaggio di grande equilibrio.
La Rocca Malatestiana (XIV secolo), oggi sede comunale, ha mantenuto la struttura originaria con la rampa del cassero, l’elegante portale ad arco e il salone detto della Grotta Azzurra. Camminare tra le vie interne significa attraversare secoli di storia, tra palazzi in pietra, piccole chiese e antiche abitazioni.
Al centro del borgo si trova la Chiesa di San Rocco, risalente al Trecento. Al suo interno si conservano due affreschi sovrapposti raffiguranti la Madonna col Bambino e Santi: il più antico attribuito a scuola giottesca, il successivo di scuola umbro-marchigiana del Cinquecento.Nel Seicento Guido Cagnacci realizzò un ulteriore dipinto sullo stesso tema, aggiungendo San Giacinto accanto a San Rocco e San Sebastiano.
A breve distanza dal borgo si trovano la Chiesa di San Pietro, ricostruita nel 1929 e nota per un crocifisso trecentesco di scuola riminese, e il Santuario della Beata Vergine delle Grazie in località Trebbio. Quest’ultimo fu edificato nel Settecento in memoria delle apparizioni mariane del 1548 e conserva la tela di Pompeo Morganti da Fano, L’Apparizione della Vergine ad Antonia Ondidei, uno dei primi esempi di manierismo marchigiano.
Montegridolfo è da sempre legato alle sue tradizioni religiose e popolari. Nel borgo si tengono ancora oggi la processione del Venerdì Santo e le feste mariane, che mantengono viva la devozione della comunità.
Le attività principali del territorio restano legate all’agricoltura e all’artigianato: produzione di olio e vino, allevamento e lavorazione del ferro, in continuità con le pratiche storiche del passato.
Il paesaggio che circonda il borgo, fatto di colline e boschi, offre itinerari naturalistici e percorsi a piedi tra i sentieri che collegano Montegridolfo ai piccoli nuclei rurali dei dintorni.
Le informazioni sono tratte da materiali informativi dedicati ai borghi malatestiani e alla valorizzazione turistica della Valconca e della Provincia di Rimini.
La foto e tratta dal sito www.romagna.net